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Prevenzione sul gioco d’azzardo patologico

Aggiornamento: 11 ott 2019


Tra le varie attività di cui mi occupo in questo fervente periodo, da poco tempo a questa parte, assieme ad una collega, ho intrapreso nelle scuole superiori della provincia di Bergamo, una serie di interventi di prevenzione. Il tema è d’attualità, anche e soprattutto in Italia: incontriamo gli studenti per parlare di gioco d’azzardo patologico.


Apparentemente potrebbe sembrare un tema “per adulti”, purtroppo nella realtà delle cose, i dati recenti recitano di una percentuale del 5-6% di minori che, nel nostro Paese, fa esperienza in questa direzione. Non tanto e non solo con le classiche slot machines, ormai presenti in quantità industriali in bar, tabaccherie, centri commerciali, ma anche attraverso forme di gioco on line, dove non sempre è richiesto un documento di identità, e dove soprattutto, anche da casa, in modo assolutamente anonimo, e con grande comodità, è possibile immergersi in un cyber mondo fatto di accattivanti promesse di facili vittorie.


Il modulo preventivo che proponiamo ai ragazzi è un po’ quello “classico”, sperimentato dal sottoscritto per anni in un progetto di prevenzione su alcol e sostanze stupefacenti. Una parte quindi più informativa, con slides e filmati, e una parte più interattiva, dove ad un brainstorming iniziale, fa poi seguito un prolungato momento di confronto e discussione con gli studenti.


A livello “macro”, come spesso accade quando si fa prevenzione nelle scuole, l’obiettivo è quello di consolidare i fattori protettivi, cioè tutte quelle variabili che in qualche modo garantiscono e tutelano dall’eventualità di sviluppare una dipendenza; e al contempo informare e sensibilizzare sui fattori di rischio, ovvero l’insieme degli elementi che potrebbero essere concause nello sviluppo di patologie sul versante della dipendenza.


I ragazzi sono sorprendenti, e succede spessissimo che lo siano, al punto che non si può più parlare di sorprese, ma di una confortante realtà. Partecipano, si attivano, portano contenuti e riflessioni di grande profondità, con la loro freschezza, e la loro voglia di esprimere in libertà ciò che sentono e pensano. Mi capita sovente, nei momenti in gruppo con loro, di accorgermi che ciò che poi andrò a presentare con le slides e i filmati, da un punto di vista informativo, sià già presente in qualche modo nelle loro giovani e affamate menti.


Magari alcune nozioni vanno un po’ corrette, sgrezzate, affinate, tuttavia è lampante la misura in cui già da soli ragionano, si interrogano, e offrono spunti di riflessioni di spessore.


Ciò mi riporta giocoforza all’intervento psicoterapeutico in senso stretto, all’incontro in uno studio, all’interno di un setting rassicurante, nel quale una persona sceglie di portarti i suoi bisogni, le proprie paure, le fragilità e le speranze.


Ritengo che il terapeuta abbia il dovere, etico e morale, di svolgere una funzione pensante, connotata da ascolto empatico e partecipato, e che lo stesso terapeuta non sia in quel luogo, in quel momento, con quel paziente, per fornire risposte, offrire consigli e trovare facili soluzioni.


Nella mia pratica dell’attività psicoterapica, ho sempre più la sensazione, che le persone che incontro, in qualche modo ci investano di una sottile e latente delega, ovviamente inconsapevole, quella cioè di lasciare a noi la soluzione delle questioni, nell’idea che la persona stessa non sia in grado, non possa occuparsi di sé.


Lavorare su questa delega, con delicatezza, sensibilità, empatia, credo possa permettere al paziente stesso di riscoprire la piacevolezza del contatto con l’ Altro, e quindi con parti di sé, che per qualche ragione, temeva di aver smarrito o al limite, non aver mai posseduto.


Ritrovare dentro di sé un senso di autoefficacia, accarezzare nuovamente la sensazione di avere delle qualità, delle capacità, oltre che dei limiti che ci sono e vanno accettati e integrati, ha, dal mio punto di vista, un enorme valore terapeutico…. come nel lavoro a scuola, dove semplicemente, aiuto i ragazzi a far emergere conoscenze, idee, fantasie, opinioni, anche in psicoterapia, ciò costituisce materiale di un’inestimabile ricchezza, per intraprendere un percorso di crescita e maturazione.


Dott.ssa Feliciana Scarpa - Psicologa e Psicoterapeuta Milano


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