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Come gestire un conflitto all’interno di una famiglia?

Aggiornamento: 11 ott 2019

Può sembrare incomprensibile che il conflitto all’interno della famiglia possa essere considerato un “fattore di crescita”. La famiglia è un piccolo gruppo e, per questo, riesce a funzionare anche in base alla capacità dei suoi membri di accettare e gestire i conflitti quotidiani.


Il nucleo familiare è il luogo più importante per la crescita e l’educazione dei suoi membri, il contesto in cui si sviluppano le primissime relazioni affettive e si apprendono le prime modalità di comunicazione. Rappresenta quindi il primo “laboratorio” in cui sperimentare le forme di relazione che l’individuo proporrà anche nella società.


Le situazioni conflittuali che si presentano durante l’intero ciclo di vita di una famiglia, possono avere cause molto diverse:

  • la mancata realizzazione di aspettative di alcuni componenti della famiglia

  • la difficoltà ad accettare le naturali differenze tra i membri

  • le difficoltà relative all’espressione dell’ affettività

  • la mancanza di adattamento al contesto ambientale

  • un’eccessiva dipendenza o, al contrario, un’eccessiva autonomia tra i componenti del nucleo familiare.

Quando il sistema famiglia è disturbato, i suoi membri possono cominciare a manifestare sintomi di malessere psicofisico che si traducono in irritazione, ansia, depressione, noia, insicurezza, bassa autostima. La conseguenza immediata è che le relazioni interpersonali e le modalità di comunicazione diventano faticose e rischiano di allontanare i membri della famiglia.


La risoluzione dei conflitti dipende innanzitutto dalla capacità di accettare le diversità (ci si vuol bene comunque anche se non ci si comprende e si discute!) e dalla capacità di rendere la comunicazione chiara ed esplicita. Se si cerca di evitare il conflitto il rischio è quello di amplificare delusione e rabbia.


Le strategie spesso utilizzate per evitare il conflitto sono:

  • l’uso della forza e della prepotenza (per affermare la proprie convinzioni senza tener conto dell’altro)

  • l’uso della squalifica (non si ascolta l’altro in quanto tutto ciò che dice non ha valore e non c’è mai il desiderio di gratificarlo)

  • comportamenti ambigui e poco chiari che determinano confusione

  • l’uso della finta passività (disappunto che si manifesta con il silenzio) o della negazione (è come se l’altro non esistesse!) .

E’ chiaro che tali modalità di essere in relazione con l’altro, anche se utilizzate inconsapevolmente, renderanno vano qualunque altro tentativo di ridurre l’escalation di scontri.


Nelle situazioni di impasse, in cui il conflitto sembra esser diventato ormai parte della quotidianità, i singoli individui possono accedere alle loro risorse per riuscire a trasformare il risentimento in un’occasione di trasformazione del nucleo familiare.


Le qualità che permettono una risoluzione positiva del conflitto sono:

  • la flessibilità dei singoli individui

  • la capacità di investire emotivamente ed affettivamente nelle relazioni interpersonali (conservando quindi una continua apertura all’altro nonostante le incomprensioni)

  • la capacità di trovare dei compromessi e condividere la risoluzione dei problemi

Il nucleo familiare deve quindi acquisire la capacità di riorganizzare le relazioni al suo interno, permettendo ad ognuno dei suoi membri di esprimere liberamente la propria individualità, pur continuando a sentirsi parte del “

sistema famiglia”. Evitare di negare il conflitto ma renderlo un fattore di crescita trasformativo, consente anche di creare uno “spazio mentale” allargato che renderà gli individui capaci di affrontare le sfide che la vita adulta riserva.


Dott.ssa Feliciana Scarpa - Psicologa e Psicoterapeuta Milano

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